Nella gara all’accaparramento dei domini dopo le recenti liberalizzazioni e il lancio di innumerevoli nuovi suffissi, spicca la corsa agli indirizzi web con estensione .xxx. La prima a muoversi per registrare domini è stata ovviamente l’industria dei contenuti “per adulti”, ma non sono mancati i soliti fenomeni di cybersquatting. E così anche a noi di LX è capitato di sentirci offrire domini .xxx con i nomi dei brand dei nostri clienti. Nella scelta tra se pagare per proteggersi (e prevenire) o aspettare che qualche autorità terza intervenga per proteggere nomi e copyright (quando magari qualche danno è stato già fatto), molti scelgono la prima opzione. E il mercato degli squatters ne gode.
PETA, l’associazione americana che da anni lotta per difendere i diritti degli animali, ha pensato a un uso “creativo” del dominio .xxx. L’associazione (People for the Ethical Treatment of Animals) è nota per le esibizioni delle nudità delle proprie supporter, più o meno famose. Il messaggio che questi show hanno veicolato è semplice e diretto: meglio nudi che coperti grazie all’uccisione o al maltrattamento di animali indifesi.
E così, un sito PETA.xxx che promette sexy photos, hardcore video e sex tips, non può non attirare l’attenzione. Ed è quando l’utente è lì, pronto a curiosare tra le immagini e i video, che PETA colpisce, con una serie di materiali multimediali sì forti e efficaci, ma solo in quanto denunciano i maltrattamenti e le crudeltà perpetrate ai danni degli animali.
Chi è di stomaco forte, può ad esempio guardare questo video, che racconta gli orrori degli allevamenti industriali, gli stessi che molti anche in Italia hanno già scoperto e approfondito grazie al recente libro-denuncia di Jonathan Safran Foer.