Il sito più veloce a raggiungere i 10 milioni di utenti mensili negli Stati Uniti. Già il terzo social network per tempo speso, dopo Facebook e Tumblr. Un’interessante profilo socio-demografico di utilizzatori: non i soliti early adopter della West Coast e delle grandi città dell’Est, bensì gli Stati Uniti centrali, come riportato dall’analisi di Techcrunch.
Pinterest è il fenomeno del momento. Proviamo a capire di cosa si tratta e quali novità porta. Pinterest è di fatto una bacheca personale di immagini. Ogni utente è invitato a “pinnare”, attraverso un semplicissimo bookmarklet (un pulsante da integrare nella barra del browser), le immagini che trova in rete che più rispecchiamo i suoi interessi e le sue passioni. La semplicità d’uso, l’integrazione con la Timeline di Facebook e con Twitter, l’immediatezza del tutto fanno il successo di Pinterest. Successo che non fa felici altri siti basati sulla condivisione di immagini, come Tumblr, Instagram o Flickr, visto che Pinterest va a “rubare” loro contenuti e audience.
Pinterest ha attirato il nostro interesse per tante ragioni. È uno strumento al servizio del SEO: diffondendo immagini e link ad altri siti contribuisce al loro posizionamento. È un potenziale strumento di branding. Le marche possono costruirsi i propri board e comunicare in modo immediato e “visuale” il loro modo di essere. Una bella raccolta di usi di Pinterest da parte dei brand americani è presente in questo post di Mashable. LiveXtension è al lavoro sul Pinterest di Sorgenia, per comunicare ancora in altro modo (oltre alle diverse pagine Facebook, al blog L’EcoPensiero, Google+, Twitter, YouTube, Flickr, SlideShare) il posizionamento, la filosofia e le attività dell’azienda.
Un’altra cosa interessante è il modello di business di Pinterest. A differenza di molti altri servizi social lanciati negli ultimi anni, Pinterest sembra avere già molto chiaro il modo in cui guadagnerà dai suoi contenuti e dai suoi utenti. Le pin board si configurano infatti come un gigantesco repository di affiliate links, ovvero di link a siti (da cui sono tratte le immagini), dove ogni clic viene contato e potenzialmente remunerato. Pinterest ha usato dall’inizio il servizio di affiliation marketing Skimlinks, come scoperto da LL Social e confermato da Skimlinks stessa. Non deve allora sorprendere che i board (le aree tematiche dove archiviare le immagini) presenti di default all’interno di ogni profilo Pinterest si chiamino Favorite Places & Spaces, For The Home, Products I Love o Books Worth Reading. Pensiamo che le immagini di questi board verranno verosimilmente pinnate da siti di e-commerce. E Pinterest potrà facilmente attivare con tutti i retailer digitali contratti di pay-per-click o pay-per-sale.
Alcuni utenti potranno forse non gradire il fatto che qualcuno guadagni sulle loro attività. Ma del resto lo fanno anche Google e Facebook. Di illegale non c’è niente. E il sistema è stato molto ben congegnato. Brava Pinterest!