Gli aggettivi per celebrare la crescita di Groupon sono ormai esauriti. La concorrenza è distante milioni di utenti e pageviews; i record di velocità nel raggiungere certe dimensioni (33 milioni di utenti in 35 paesi) sono stati stracciati; mentre né Facebook né Google né Foursquare sembrano così veloci a controbattere su un terreno dove pure potrebbero avere diversi vantaggi competitivi.
Groupon invece non si ferma: Groupon 2.0 e Groupon Stores sono il salto di qualità atteso, che consentirà la transizione verso il self service da parte dei merchant, nel creare negozi e proporre deals. Un bel risparmio in prospettiva, visto che il grosso degli investimenti per i siti di group buying è rappresentato dalla forza vendita, da sguinzagliare sul territorio alla ricerca di commercianti disposti a provare il servizio. Un’altra novità sostanziale è rappresentata da un servizio denominato Grouponicus. È disponibile solo in alcune location nordamericane, ma dà l’idea di un ulteriore new business. Con Grouponicus, i deal vengono aggregati in categorie tematiche e si trasformano in potenziali pacchetti regalo configurabili da chi regala e personalizzabili da chi acquista. Un po’ come alcuni servizi che già ben conosciamo in Italia: Smartbox o Regalbox. Ma con offerte varie e tutte super scontate!
L’altra news portata da Grouponicus è una rinnovata attenzione alla comunicazione e all’immagine. Compare una mascotte (Groupo™, The Bargain Bird™) e vengono abbandonati per un attimo gli stili spartani e essenziali della Groupon 1.0.
Si dice che Google abbia pronti 6 miliardi di dollari, qualcuno sostiene che l’affare tra le due Big G sia fatto. Nessuno si scandalizza più della cifra sul tavolo.